Un insediamento edilizio come parte integrante della città, così é stato concepito il nuovo complesso Parrocchiale di San Pio da Pietrelcina a Roma in località Malafede.
Si è voluto, nella scelta di questo modo aggregativo, sottolineare la natura urbana dell’intervento piuttosto che la presenza solitaria di un manufatto monumentale.
Sembra interessante infatti l’atteggiamento sempre più “contestualistico” con il quale, almeno alcune architetture contemporanee di grande qualità, configurano il loro rapporto con la città ed il quartiere. E se questo é vero in generale, nel caso di manufatti di grande valore sociale e spirituale ciò costituisce uno dei fattori fondanti da sempre l’identità dei luoghi. Nel progetto, quindi, il sagrato é anche piazza del quartiere ed intorno ad esso si configurano tutti gli edifici costituenti l’attività parrocchiale, gli uffici, i locali del ministero pastorale, la canonica e la grande sala, i quali sono disegnati con scrittura vicina al linguaggio ordinario della città e ricercano con le loro pacate stereometrie un equilibrio compositivo basato su corrette e sottili proporzioni.
Diverso invece il carattere espressivo dell’Aula, la quale, pur costruendosi in rapporto con il resto dell’edificato, presenta un’immagine dal forte carattere identitario dovuto soprattutto alla morfologia della grande superficie di copertura. Essa si disegna nello spazio come raccordo tra un unico arco parabolico ed una sommatoria di tre curve poste a circa trenta metri di distanza. Si crea così una superficie complessa, ricca di variazioni spaziali ed adatta a molteplici modellazioni della luce intesa come “materiale” principale nella configurazione dell’interno.
Un grande cielo o, se si vuole, un manto, dalla geometria che ricorda l’antico schema basilicale, ricoprono e proteggono tutti gli spazi della liturgia ed i loro accessi.
In questo modo la sala dell’assemblea sviluppa liberamente tutte le sue articolazioni convogliando senza forzature la dinamica dello spazio e la sua simbologia verso il centro dell’azione liturgica costituito dal presbiterio. Esso é progettato ad un livello superiore rispetto alla quota della sale ed accoglie al suo interno sia l’altare, vero punto focale di tutta l’Aula, sia l’ambone con accanto il grande candelabro per il cero pasquale, nonché la sede del presidente ed alcuni posti per i concelebranti.
Accanto al presbiterio, in una posizione distinta ma comunicante e adiacente al cuore dello spazio ecclesiale, la cappella feriale costruisce un luogo intimo adatto alla preghiera personale e alla custodia del santissimo sacramento.
Lo spazio della comunità celebrante circonda la pedana presbiteriale con le sue sedute orientate verso il punto simbolico dell’altare.
Sotto la porzione di curva che raggiunge la massima altezza del manufatto é collocato in posizione più alta (circa tre metri) lo spazio del coro. Questa scelta é dovuta a ragioni sia di natura tecnica, in quanto la forma che la volta assume in quel punto dovrebbe risultare un buon amplificatore sonoro, sia come memoria degli antichi luoghi dai quali si cantavano le lodi al Signore.
Infine l’atrio, anch’esso posto sotto la grande copertura é concepito come luogo dell’accoglienza, ed é preparatorio al passaggio dalla grande luce esterna a quella simbolicamente orientata dell’interno, in esso la porta si situa nella direzione del presbiterio in rapporto diretto visivo con l’altare.
Per concludere, prendendo in considerazione la vasta superficie del sagrato, essa può essere considerata ad un tempo piazza urbana (come già descritto) ed in momenti particolari anche luogo di attività liturgiche a simboleggiare in modo ancor più evidente la presenza del mistero rituale nello spazio vivo della comunità.